L’invecchiamento viene chiamato
dagli immunologi immunosenescenza:
il motivo è legato al fatto
che con l’aumentare della età, il
sistema immunitario invecchia, va in crisi, diviene
sempre più debole; molte volte si usano
i termini rafforzare, modulare, indebolire il
sistema immunitario: sono termini non appropriati
in quanto il sistema immunitario, i nostri
anticorpi ma soprattutto i nostri linfociti,
non sono “soldati” che difendono l’organismo
da aggressori esterni, da nemici che dall’esterno
entrano dentro il nostro corpo e poi lo
fanno ammalare: il nostro sistema di difesa
deve semplicemente impedire che possa entrare
dentro l’organismo qualcosa che non fa
parte di noi e che occorre subito distruggere,
disinnescare in maniera veloce: gli inglesi
chiamano non self tutto ciò che non fa parte
del nostro organismo e self tutto ciò che costituisce
il nostro corpo.
Nell’anziano aumentano i batteri che sono
entrati dentro il suo corpo durante la vita;
l’organismo non riesce a distruggerli in maniera
netta e perentoria, come fa il giovane,
ed ora deve venire a patti con questi “nuovi
inquilini”, deve sopportare la presenza di un
intruso, che lentamente, un poco alla volta,
diventa sempre più invadente; all’inizio l’ospite,
ovvero il non self, l’intruso, si accontenta
di poco per vivere; col passare degli
anni pretende più spazio, più cibo, come un
vampiro che ci succhia energie; il paziente
anziano come dicono gli immunologi esperti
perde la tendenza a mantenere pulito il
proprio self, il proprio DNA, cioè le cose
che ha di più prezioso, consentendo la persistenza
infettiva: le sue proteine arrivano a
contenere qualcosa del nuovo inquilino che
non dovrebbero contenere, proteine “impure”
che stabiliscono regole nuove, aprono nuove
frontiere, nuovi percorsi che col tempo conducono
a malattie sempre più invalidanti; il
soggetto non più giovane viene a patti col
nemico, ovvero con gli agenti patogeni, non
può cioè fare altro che cercare un accordo,
un compromesso il meno dannoso possibile:
tutto ciò comporta grandi fatiche, perdita di
energia, stanchezza cronica, in quanto
gran parte delle forze dell’organismo
umano sono impiegate per
sopportare gli agenti patogeni,
gli “intrusi”, ovvero batteri,
virus , sostanze estranee.
Attraverso esami del sangue,
che si ottengono tramite
un semplice prelievo, si
acquisiscono dati importanti:
nell’anziano si ha
ipozinchemia (poco zinco
nel sangue), ipercupremia
(molto rame nel sangue),
anemia (meno globuli rossi
e meno emoglobina), acidosi
lattica, inibizione delle lipasi,
comparsa di proteine della fase
acuta della infiammazione, diminuzione
di alcuni linfociti, specie
i B, quelli che producono anticorpi,
in particolare quelli di memoria
e le IgM, e si ha viceversa aumento di
alcuni linfociti B che producono il fattore
reumatoide (facilmente dosabile nel sangue),
un fattore di freno dell’attività anticorpale.
Nell’anziano aumentano
i CD5, aumentano i linfociti
suppressor e diminui-
L’
Pianeta anziani Pianeta anziani
scono i “natural killer”. Con l’età aumenta
la probabilità di ammalarsi e diminuisce la
capacità di difendersi. Anche la ricerca di
agenti patogeni, specie alcuni batteri, fornisce
informazioni sul nostro grado di vecchiaia
(utili VES, TAS, PCR per valutare presenza
di Streptococchi, anticorpi anti Chlamydia
pneumoniae, anticorpi anti EBV IgG e IgM
specie con metodica Western-blot). Forse la
cosa più evidente che troviamo nell’anziano è
l’accumulo di linfociti attivi verso il citomegalovirus
o CMV: tale CMV è considerato
la causa principale di invecchiamento e per
questo va sempre cercato anche nei giovani:
molte persone che nel giro di poche settimane
o mesi sembrano particolarmente invecchiate
mostrano elevati livelli nel sangue di
Citomegalovirus: tali malattie vengono chiamate
“sindromi progeroidi” o da invecchiamento
precoce (si parla di sindrome ovvero di
un insieme di disturbi o sintomi perché tanti
fattori, tanti eventi, tanti nemici intervengono
in una malattia: il colpevole non è mai
solo, non colpisce mai da solo e quindi
anche la cura deve tenere presente che
i nemici sono numerosi). Nelle sindromi
progeroidi si ha un ingorgo
di linfociti T anti CMV: c’è una
sorta di “inflazione” della memoria
anti CMV, con diminuzione
relativa di tutti gli altri linfociti
attivati e con diminuzione anche
dei linfociti naif, ovvero di quelli
non ancora attivati; il CMV
produce una risposta linfocitaria
di memoria che diventa una
inflazione linfocitaria, ovvero la
maggior parte dei linfociti CD3
positivi sono attivati nei confronti
del CMV: questo comporta un invecchiamento
del sistema, una inflazione
dei linfociti anti CMV e un conseguente
forte ridimensionamento di tutti
gli altri linfociti. Il complesso sistema
linfocitario è tutto spostato da una parte,
ovvero nella lotta contro il CMV e risponde
meno agli altri agenti patogeni: ciò determina
la tipica esposizione del paziente non più
giovane verso antigeni nuovi, ovvero
verso nuove infezioni. Il nostro
organismo deve impegnare tante energie per
tenere a freno il Citomegalovirus, che non ha
più le forze di combattere, per fare fronte agli
altri agenti patogeni: la ricerca nel sangue di
anticorpi anti CMV di tipo IgG e IgM (basta
semplice prelievo di sangue, ma la ricerca di
tale batterio si può fare anche con un esame
che prende il nome di Western-blot) può essere
un utile criterio per valutare non tanto se
siamo vecchi o giovani, quanto per capire se
le cellule che ci difendono sono tante o poche
e se soprattutto se possiedono armi spuntate o
ricche ancora di munizioni.
Lo shift TH1 – TH2 identifica l’invecchiamento:
se l’organismo consente al batterio
persistente di localizzarsi nel sistema, ciò
comporta la presenza di un “codice impuro”
determinato dalle proteine del persistente, che
modificano tutto il sistema fino e consentire di
sviluppare regole nuove, assenti nel paziente
sano, come LES, cancro, artrite reumatoide.
Col TH1 si aggredisce il non self: il bimbo è
iper TH1 perché deve mantenere pulito il suo
DNA, specie a livello di cervello e testicoli;
l’essere umano deve trasferire i propri geni:
tale iperprotezione del DNA si ottiene col
TH1, che consente l’eliminazione del non self.
Invece col TH2 l’organismo consente a certe
proteine eterologhe di entrare, cerca di controllarle,
di convivere con esse, ma non riesce
ad impedire che inizi l’apoptosi del sistema.
Più passa il tempo e più il linfocita tende
a riconoscere all’interno dell’organismo cose
simili a quelle che ha già letto. Qui si evidenzia
una profonda analogia fra il “comportamento”
dell’individuo nelle varie età, in senso
etologico, e ciò che accade alla sua immunità:
il giovane, al contrario dell’anziano, ama
esplorare, conoscere cose nuove, avventurarsi
in esperienze sempre diverse; i vecchi, ma anche
molti giovani che si comportano da vecchi,
desiderano vivere dentro “torri dorate”
ovvero in mezzo alle cose certe, alla comodità,
al lusso; non riescono a rinunciare a tutte le
comodità ormai conquistate. Più si invecchia
più tende a seguire una unica strada, ovvero
quella più semplice e confortevole: l’anziano
o il giovane che si comporta da vecchio, non
fa esperimenti, non rischia, non esplora e poi
tenta di dare una spiegazione di tutto questo,
dicendo che non è attratto da esperienze nuove:
in realtà è stanco e non vuole più mettersi
in gioco…