PSORA e TANTA CONFUSIONE
. Il termine psora a molti non piace perché ha scatenato parecchia confusione e equivoci che hanno poi generato molti errori e sicuramente hanno rallentato la crescita dell’arte omeopatica. Tali dubbi vanno chiariti e anche bene.
. A me il termine psora piace molto invece. Ritengo tale parola l’elemento principe di tutta l’opera di Hahnemann, un marchio di fabbrica, un timbro, un sigillo: mi piace ripetere che la parola psora, ma anche apsorico, antipsorico dovrebbero essere i termini più ripetuti da chi sta facendo una lezione di omeopatia.
. I’inglese Willen, sosteneva che le malattie cutanee riguardassero solo la pelle e non avessero nulla a che fare con il resto del corpo: quindi erano sufficienti rimedi topici, ovvero creme o altri preparati topici per guarire tali malattie; il Willen sosteneva che il resto del corpo non aveva nulla a che fare con tale malattia cutanea: queste idee, purtroppo, presero il sopravvento e guidarono tutte le scuole dermatologiche del 20° secolo.
. La scuola francese di dermatologia legata agli studi di Alibert sosteneva che il dartre, ovvero l’eczema, non era una malattia della pelle. Il francese Alibert sosteneva che il dartre ovvero l’eczema o la desquamazione fosse una malattia interna in grado di manifestarsi a livello cutaneo; L’Alibert ebbe una intuizione non solo giusta, ma geniale per quei tempi: scrisse che i problemi articolari come dolore e rigidità, erano collegati con i disturbi cutanei. Alibert in un lavoro del 1795 scriveva che le manifestazioni cutanee, a parte quelle da parassiti evidenti, come la scabbia, erano dovute a impregnazione interna di un qualche cosa che poi in seguito si manifestava a livello cutaneo. Per Alibert la dermatite atopica era malattia interna, come la psoriasi è malattia interna: prima si manifesta dentro l’organismo e poi compare fuori dell’organismo ovvero a livello cutaneo: in particolare dolori reumatici e dermatiti erano due eventi strettamente collegati; quindi perché un paziente sviluppi una malattia della pelle occorre sempre che prima venga infettato o impregnato tutto l’organismo. Hahnemann riprende tale impostazione e sottolinea che esiste una unica malattia che avanza e che tutti i sintomi sono strettamente collegati l’uno col l’altro. La scuola francese dell’Alibert nacque prima di quella del Willen, ma fu il Willen a vincere; i concetti che le malattie della pelle fossero qualcosa di completamente staccato da ciò che succede nel resto del corpo ebbero in sopravvento; questo fu un vero dramma per la medicina.
. La psoriasi fu confusa col termine psora. Nel Levitico, un libro della Sacra Bibbia viene descritta come psarat una lesione della pelle arrossata, in particolare con base arrossata e ispessimento bianco: si trattava chiaramente di una lesione psoriasica, ovvero di una forma di psoriasi, ma venne confusa con la lebbra; tale soggetto psoriasico, ma definito lebbroso veniva visitato dal sacerdote e poi espulso dalla città; dopo una settimana doveva presentar si di nuovo davanti alla autorità religiosa e ovviamente veniva nuovamente allontanato dalla città. Nel medioevo e nel Rinascimento sono descritti circa 2 mila lebbrosari in Europa, ma la lebbra non esisteva in Europa. Il termine lepra vulgaris corrisponde la termine psoriasi, ma veniva confusa con la parola lebbra. Nella lebbra, quella vera, ovvero la malattia di Hansen legata al Micobatterio della lebbra non troviamo il prurito, ma soprattutto zone di anestesia, assenza di dolore a causa della interruzione sensitiva delle terminazioni nervose.
. La scuola francese di dermatologia ai tempi di Hahnemann usava il termine dartre per indicare l’eczema ovvero una dermatite atopica e questo era giusto.

. In Italia la il termine psora fu confuso con la malattia della scabbia e questo creò confusione.
. In Germania il termine kretze , sempre ai tempi di Hahnemann indicava una desquamazione della cute , specie alle pieghe del braccio e della coscia, purtroppo fu tradotto per errore in scabbia e ciò creò confusione. Hahnemann la conosceva bene la scabbia che fu descritta bene da Cosimo Conono e Giacinto Cestoni nel 1600. La scabbia era un malattia nota; con impiastri di zolfo si curava benissimo: era più facile da curare che da diagnosticare.