AUTOIMMUNITA’  TEORIE  di  BURNET

+ Nel 1957  sir  Macfarlane Burnet  formulò due teorie classiche  sulla autoimmunità, quella degli antigeni  inaccessibili  e quella della selezione clonale o dei cloni proibiti o autoreattivi.

+ TEORIA  degli  ANTIGENI SEGREGATI

Attualmente non è accettabile  l’ipotesi che alcuni  autoantigeni, come la  tireoglobulina, si trovino in sedi completamente inaccessibili al sistema  immunitario:  da questo evento,  da  tale teoria  da molti riconosciuta  errata, potrebbe derivare  la tolleranza immunologica verso tali antigeni; tuttavia  alcuni  principi della teoria degli antigeni segregati ancora oggi sono interessanti, come la mancata  esposizione di autoantigeni  periferici nel timo e la  dismissione  di autoantigeni  anatomicamente sequestrati.

!!! La teoria della   MANCATA  ESPOSIZIONE di  AUTOANTIGENI  PERIFERICI nel TIMO   sostiene questo.  Molti autoantigeni  implicati nelle malattie autoimmuni organo specifiche  possono non essere   esposti  a livello timico durante lo  sviluppo embrionario: si tratta  della tireoperossidasi  nel caso di tiroiditi, della ATPasi  gastrica  e del fattore intrinseco nella  gastrite di tipo  A, della decarbossilasi dell’acido glutammico, nel diabete giovanile, di tipo 1  e altri; tali autoantigeni non giungono in contatto  col repertorio T-cellulare in fase di sviluppo e non inducono  uno  stato di   tolleranza centrale; a conferma di  tale   tesi sta il fatto che l’iniezione  intratimica  degli autoantigeni o la loro  espressione transgenica  a livello timico, previene lo sviluppo della malattia autoimmune  spontanea, in animali geneticamente predisposti, per esempio il diabete nei topi NOD  sperimentalmente provocato. Il topo NOD, non  obese diabetic mouse,  rappresenta il principale modello  sperimentale  per lo studio del diabete mellito di tipo 1: i topi  di questo ceppo sviluppano  spontaneamente una patologia  con caratteristiche  molto simili al diabete mellito di  tipo 1  dell’uomo. La mancata risposta  immunitaria nei confronti di autoantigeni  d’organo, non espressi  a  livello  timico  e si tratta in tal caso di tolleranza  periferica, può essere dovuta ad una mancata  presentazione  alle cellule del sistema  immunitario;   si potrebbe   anche trattare di una  presentazione  inadeguata; una modalità nota di presentazione inadeguata  è rappresentata dalla assenza di appropriati stimolo costimolatori  da parte delle APC  non professioniste; in tal caso la cellula  T   CD4+  può  comportarsi in tre modalità differenti : 1) : non rispondere affatto alla  stimolazione autoantigenica e si parla in tal caso di SELF-IGNORANCE,  2) diventare insensibile  a stimolazioni successive, anche se correttamente apportate  con lo stesso antigene: si parla in tal caso di ANERGIA  CLONALE , 3)  andare incontro a morte per un processo apoptotico ovvero  per  DELEZIONE  CLONALE.

!!! La seconda ipotesi all’interno della teoria degli antigeni segregati  parla di  DISMISSIONE  di  AUTOANTICORPI ANATOMICAMENTE  SEQUESTRATI. Processi infiammatori  indotti da cause fisiche, chimiche  o biologiche  possono favorire una massiva liberazione di autoantigeni da parte delle cellule lese; tali autoantigeni  possono essere internalizzati da cellule dendritiche, le vere APC professioniste: ne consegue  che  peptidi    autoantigenici  possono essere riespressi   sulla membrana plasmatica  nel  contesto delle molecole HLA di classe 2  e anche di classe 1  e presentati  a livello linfonodale ai linfociti naives; i  naives  una volta attivati   migrano verso il tessuto infiammato, dove incontrano l’autoantigene, dando così l’avvio ad una vera reazione autoimmune.

+ La teoria  della DISLOCAZIONE  sulla MEMBRANA CELLULARE di AUTOANTIGENI SEQUESTRATI in COMPARTIMENTI  intracellulare sostiene questo:  molti degli  autoantigeni noti  sono  associati ai nuclei o al citoplasma; tali compartimentalizzazione non è assoluta e  per vari fattori  (come aumentata sintesi e processazione di proteine endocellulari,  effetti di virus, radiazioni ultraviolette, shock termici  e altri stress)  peptidi autoantigenici  intracellulari  potrebbero traslocare  sulla  membrana plasmatica. In effetti l’espressione  in superficie  di proteine cellulari  “profonde”   pare costituire un evento  non raro; tali proteine potrebbero rappresentare  isoforme di quelle native e assumere rilevanza  immunologica  in rapporto alla loro concentrazione e appropriata presentazione  in  un terreno  geneticamente favorevole.

+ La teoria della  ESPRESSIONE di EPITOPI  SEQUESTRATI   a  LIVELLO MOLECOLARE  sostiene questo. Durante la processazione di  antigeni   complessi vengono di norma generati  diversi peptidi, ciascuno dotato di un affinità più o meno elevata  per le molecole  HLA deputate  alla loro presentazione  alle cellule  immunocompetenti; una esigua minoranza di peptidi  generati sono immunodominanti  e la loro presentazione ai timociti  induce una efficace tolleranza centrale; altri, in particolare quelli  costituiti  da sequenza  aminoacidiche che confinano con le sequenze  immunodominanti, non vengono  efficacemente  presentati e vanno a costituire, insieme a regioni particolarmente idrofobiche  della  molecola i cosiddetti  EPITOPI   CRIPTICI  o  SUBDOMINANTI;  nei confronti di tali epitopi criptici  o subdominanti  non si instaura una  tolleranza centrale: ne consegue  che  i  cloni  T-cellulari  potenzialmente  autoreattivi  giungono alla periferia; per motivi vari , come una aumentata  esposizione , una modificazione conformazionale, una cross-reattività   con  epitopi esogeni e altro,  uno o parecchi di tali autoepitopi  criptici  potrebbero scatenare una risposta immunitaria; tale risposta potrebbe coinvolgere  altri epitopi  che fino a quel momento erano rimasti criptici: ciò potrebbe scatenare una amplificazione  e  perpetuazione  della reazione immunitaria: tale fenomeno prende il nome di EPITOPE  SPREADING; un meccanismo simile   pare agire  nella encefalite allergica sperimentale, nel diabete dei topo NOD e nel LES dell’uomo.