MIMETISMO  MOLECOLARE spero diventi una OSSESSIONE (vedi foto)

L’OSSESSIONE è la CONDIZIONE della RICERCA. MATTIA MORENI pittore

La somiglianza strutturale  tra  un agente infettivo e i costituenti  dell’ospite  è oggetto di studio di una branca della ricerca medica, oggi molto produttiva, che si chiama: MIMETISMO  MOLECOLARE: tale termine  indica la possibilità  che una reazione  linfocitaria, generata da uno stimolo specifico, coinvolga anche le proprie strutture  omologhe; gli agenti infettivi possono contenere brevi sequenze  di aminoacidi altamente  immunogene, ossia in grado di stimolare la risposta  immunitaria specifica, la quale può essere  indirizzata anche nei confronti  di alcuni costituenti simili, presenti nell’ospite; tale omologia di sequenza è denominata  mimetismo molecolare. E’ quanto avviene nella dermatite atopica, nella quale la risposta verso gli antigeni di Streptococco agisce anche sulla   cheratina della cute, inducendo la nota   lesione eczematosa.

Dove c’è una risposta è  molto  facile che tale risposta non sia sempre selettiva  nei   confronti di un antigene: in natura  è impossibile che un qualsiasi  antigene estraneo non abbia in comune qualcosa con  l’organismo umano.

. La somiglianza  tra le molecole infettive  estranee e quelle  interne  dell’organismo ospite  permette di comprendere uno  dei più importanti  fattori patogenetici  delle   malattie  autoimmuni. I linfociti   riconoscono gli antigeni processati  e presentati  nel contesto delle molecole HLA, mediante uno specifico recettore il TCR,  i  T cell  receptor; gli  antigeni presentati sono costituiti da una piccola   sequenza  di aminoacidi, non oltre i 10 in genere,  i quali possono essere in comune con una  parte delle proteine dell’organismo ospite e quindi attivare una risposta in ambedue le direzioni.

. Esiste la possibilità che  quindi non sempre si realizza  che  una reazione linfocitaria, generata da uno stimolo specifico, coinvolga anche le strutture omologhe dell’organismo. Il mimetismo molecolare  gioca un ruolo rilevante nella predisposizione a sviluppare certe patologie: essere predisposti ad una certa malattia  non significa  avere tale malattia: la patologia compare se  un certo  COSTITUZIONALISMO   GENETICO   viene innescato da fenomeni epidemiologici e contagiosi che lavorano mediante il mimetismo molecolare: tale mimetismo   possiamo definirlo un questione   totalmente omeopatica  presente all’interno della medicina convenzionale: testimonia un rapporto di somiglianza tra strutture diverse, proprio come l’arte omeopatica che parla di somiglianze  tra   cose diverse, ovvero di somiglianza   fra  i sintomi del paziente con i sintomi   dei vari rimedi sperimentati sul paziente sano e con i sintomi provenienti dalla tossicologia. 

Non succede   mai  che   un virus  uccida una cellula: siamo noi stessi che  uccidiamo  quello che a noi non appartiene: il problema  è  che  spesso quello che non ci appartiene assomiglia molto a ciò che ci appartiene. Una volta  scatenata una risposta verso l’EBV, se tali molecole virali sono simili a quelle del DR4, può svilupparsi una risposta verso la sinovia,  dove tali molecole DR4 sono particolarmente espresse: alla lunga  tale risposta può condurre alla genesi di una artrite reumatoide.   Questo può accadere a  volte,  ma  non sempre, in quanto  le molecole del DR4 sono particolarmente espresse a livello della sinovia: tale DR4  rappresenta un locus di suscettibilità solo dopo che è avvenuto tale innesco infettivo, rappresentato dalla risposta all’EBV: quindi  il DR4 è condizione necessaria, ma non sufficiente per determinare una  artrite reumatoide.    

Il mimetismo molecolare è l’espressione  di una memoria  immunitaria; non è l’espressione  di una cross reattività di tipo  IgM, che non ha alcun significato:  rappresenta  il   CRITERIO  di SIMILITUDINE  APPLICATO  a LIVELLO  MOLECOLARE:  riguarda le strutture di somiglianza, ovvero i cosiddetti EPITOPI  CONDIVISI  gli agenti infettivi  possono contenere brevi sequenze  di aminoacidi altamente immunogene:  l’epitopo o determinante antigenico  è quella piccola parte  di antigene  che è in grado di legare l’anticorpo; una  singola molecola di antigene  può contenere diversi epitopi  riconosciuti da anticorpi differenti;   una   sequenza di pochi aminoacidi  viene definita  immunogena  o  altamente immunogena quando è in grado  di stimolare   una risposta immunitaria specifica, la quale può   essere indirizzata  anche  nei confronti  di alcuni costituenti simili dell’ ospite.     Gli epitopi condivisi   rappresentano gli antigeni condivisi tra agente infettivo e l’organismo  ospite:  l’EPITOPO   è una frazione di 4 \ 6 aminoacidi  condivisi tra una regione  di un batterio e una regione  di una molecola HLA; un epitopo condiviso  è la zona condivisa tra una regione dell’EBV, come la GP120  e il DR4, su una posizione di molecola ben leggibile da parte del sistema immunitario, ovvero su zone   definite  aree  immunogene: un epitopo  è  immunogeno quando è capace di generare una risposta.  Gli epitopi  sono   antigeni immunogeni,  sono parte di  un  antigene:  costituiscono una zona molto piccola dell’antigene, ma fortemente immunogena,  formata da  cinque a otto aminoacidi: l’epitopo  è il rappresentante più importante  del potere immunogeno  di un antigene. Alcuni antigeni complessi  presentano numerosi epitopi: quando un   antigene  possiede diversi  epitopi  diviene in grado di stimolare  cloni linfocitari diversi.  A volte gli epitopi  sono condividi da un agente infettivo  e dall’organismo  ospite e questo  genera il fenomeno  del mimetismo molecolare, a causa del quale la risposta dell’organismo verso l’epitopo diventerà contemporaneamente risposta antiinfettiva e  autoimmune.     Il numero di epitopi varia con l’aumentare delle dimensioni di un antigene: si definisce VALENZA  dell’ ANTIGENE   il numero di epitopi per molecola: il DERMATOPHAOGOIDES   o acaro della polvere dal punto di vista  immunogeno, ovvero come capacità di scatenare una allergia,  è più importante di altri parassiti perché presenta tanti epitopi: è  più complesso  dal punto di vista  antigenico, è anche più grande di altri parassiti, che più raramente scatenano allergie, perché presentano meno epitopi. La conformazione  del sito combinatorio  di un epitopo col proprio recettore è più importante della   stessa sequenza lineare: in immunologia si ragiona più per  FORMA   che per   struttura; l’EBV ha un determinante antigenico, ovvero un epitopo  importante costituito da cinque aminoacidi   che sono in comune con l’HLA  DR4, il quale è fortemente espresso  sulle membrane sinoviali: ciò significa che alla lunga  una risposta immunitaria  contro  tale epitopo di EBV, nel soggetto che presenta un DR4  conduce al dolore articolare: la cosa straordinaria è che se tale sequenza  di  cinque aminoacidi  viene modificata,  cambiando la posizione due della lisina  con l’arginina, la conformazione spaziale  rimane identica ed il potere immunogeno inalterato.   Svolge un ruolo nettamente più importante un   dermatophagoides, ovvero l’acaro della polvere rispetto  ad  un altro parassita  che può determinare anche allergia, ma   essendo  molto più piccolo diviene anche antigenicamente   meno complesso; l’acaro della polvere presenta tanti epitopi, ha una valenza elevata e dal punto di vista immunitario svolge un ruolo importante: presenta numerosi epitopi che può avere in comune  con l’organismo umano o con altri agenti  infettivi.   Una reazione linfocitaria generata da uno stimolo specifico può coinvolgere anche le strutture omologhe dell’ospite stesso: gli agenti infettivi  possono presentare brevi sequenze aminoacidiche altamente immunogene, ovvero in grado di stimolare una risposta immunitaria specifica: tale risposta  può essere indirizzata anche nei confronti di alcuni costituenti simili,   presenti nell’ospite: tale omologia di sequenza sta alla base del fenomeno denominato mimetismo   molecolare.  I  linfociti riconoscono gli antigeni processati  e presentati nel contesto delle molecole HLA, mediante uno specifico recettore: il TCR, ovvero il recettore  della cellula T: tali   antigeni  presentati  sono costituiti da una piccola sequenza  di aminoacidi, che  possono essere   in comune  con una parte  dell’organismo  ospite e quindi attivare una riposta in entrambe le direzioni: vi è una somiglianza di strutture proteiche codificate da geni diversi: ciò si verifica per le strutture primarie quindi lineari, ma soprattutto  per le conformazioni spaziali quaternarie simili, ovvero in grado di attivare un medesimo   linfocita.  A volte   il microorganismo possiede una proteina con sequenze   aminoacidiche  simili ad altre sequenze aminoacidiche presenti nell’ospite: il sistema immunitario riconosce le proteine  non  sé  o  non self , come  direbbero gli inglesi e si attiva anche nei confronti  delle proprie proteine, il sé  o    self, che  presentano queste   similitudini:  esiste quindi  una  somiglianza  tra  molecole infettive estranee e quelle interne dell’organismo. Alcuni agenti infettivi  sono costituiti da  molecole antigeniche, che mimano alcune strutture dell’organismo ospite, in modo  che la risposta linfocitaria indirizzata  contro i patogeni coinvolga anche le porzioni omologhe del sé generando autoimmunità.