TERAPIA PROPRIOCETTIVA

L’apparecchiatura  che si vede nella foto sotto è  stata da me pensata e progettata: consente    di eseguire esercizi  di  rieducazione propriocettiva:  il paziente a piedi nudi cammina in una pedana con ghiaccio, sale e pietre di varie dimensioni: lo scopo  è quello di  riattivare, stimolare, ma anche  ipereccitare  i recettori del caldo, del freddo, quelli tattili, quelli dolorifici  e tantissimi altri:   il fine è quello di  migliorare la propriocettività del paziente; vengono stimolati tanti nervi e quindi tante strutture muscolari, legamentose e vascolari che consentono movimenti del corpo più fini e articolati. Migliorare la propriocettività significa avere come un sesto senso in più che permette movimenti più sicuri ed efficaci.

Il termine propriocettività è stato introdotto da Sherington nel 1906;  è parola  che  vuole descrivere quel numero enorme di informazioni che arrivano  all’intero organismo e che permettono di eseguire un movimento; questi recettori li troviamo nei muscoli e prendono il nome di fusi neuromuscolari, nei tendini e si chiamano organi tendinei del Golgi e nelle capsule articolari, noti come recettori cinestesici o corpuscoli del Ruffini e corpuscoli del Pacini : probabilmente ogni cellula è ricca di recettori propriocettivi e quelli che conosciamo sono sicuramente una piccola parte. Una riduzione del numero di tale recettori comporta una perdita dell’equilibrio e questo è cosa nota; tuttavia  anche un formicolio,  una marcia atassica, un anestesia, parestesia, una disestesia, gli esiti di un trauma sono legati strettamente alla perdita di recettori propriocettivi; anche un semplice tremore, un tic, una stereotipi, ovvero movimenti ripetuti  senza una precisa finalità sono legati a perdita di tali recettori; anche con l’avanzare dell’età si alterano i recettori propriocettivi e  i movimenti diventano sempre più rigidi: la stanchezza e la rigidità, i sintomi principali di tutte le malattie sono legati anche a calo dei propriocettori.